Intervista a JACK BRAIN



"Shadow Archetype" è un album sfaccettato, complesso e ricco di influenze che comprendono idealmente sia il rock alternativo nella sua accezione originaria e sia il versante più "elettronico" che rimanda a gente come Prodigy e Massive Attack. Abbiamo intervistato Giacomo Casile, tuttofare del progetto Jack Brain.

1 - Ciao Giacomo, benvenuto. Vogliamo ripercorrere i passi essenziali della tua carriera fino alla pubblicazione di "Shadow Archetype"? 
Ciao, grazie per l'intervista. Dopo aver fatto parte di numerose band della scena calabrese, nel 2016 nasce il mio progetto solista "Jack Brain". I primi brani scritti erano influenzati dalla scena grunge degli anni 90, ma già si poteva intuire il desiderio di sperimentare per la contaminazione con generi come la dark wave e melodie inusuali. Ad inizio 2017 pubblico "Epic Spleen", recensito positivamente su molte webzine italiane, lavoro caratterizzato da un'atmosfera malinconica e ombrosa. Dopodichè il progetto comincia ad evolversi prendendo le più disparate direzioni. Segue al disco di debutto l'album "The Seeker" nel 2018, prima parte di un doppio album, lavoro più energico e dall'atmosfera dark influenzato da dischi come "Nail" di Foetus. La seconda fatica è un disco grunge suonato con un approccio industrial. Nel 2019 pubblico la seconda parte dal titolo "Jack Brain", album dal carattere riflessivo ed etereo. Introduco in questo disco novità negli arrangiamenti come parti suonate da archi, sax e synth e i brani diventano più articolati,quasi progressive rock. "Addictive" del 2020 invece è il quarto album, dove ho preferito uno stile più vicino al rock mainstream con delle strutture più immediate, strizzando l'occhio a band come Puscifer e Depeche mode. I due lavori successivi, ovvero "Midnight songs" del 2021 e "Il chimico dei misteri" del 2022 ,rappresentano un ulteriore passo in avanti. Sono i due dischi di cui vado più fiero; il primo unisce il post punk con contaminazioni jazz mentre il secondo rielabora l'indie rock più alternativo dei novanta. Nel 2022 esce anche "Reverber(h)ate", lavoro oscuro che si rifà alla scena industrial e alle visioni distopiche e contorte di autori come Ballard. Tutto questo percorso ha portato al nuovo disco dal titolo "Shadow Archetype". 

2 - A chi ti sei ispirato per la composizione di questo tuo debutto? 
Per il nuovo album mi sono ispirato principalmente alla scena trip hop e di rock elettronico degli anni 90, da Prodigy a Massive attack per passare ad Aphex Twin per quanto riguarda alcune idee. Tracce come "The art of noise" e "Timeless dare" sono parecchio debitrici invece del sound di Puscifer e Tool. 

3 - A quale genere ti senti più vicino, musicalmente parlando? 
Il genere a cui mi sento più legato è sicuramente il grunge, i dischi di Nirvana, Alice in chains e Soundgarden sono stati i miei primissimi ascolti. Ero solo un bambino nei primi anni '90 quando mi sono avvicinato al mondo del rock e mi ha subito affascinato la scena del periodo che alternava un sound aggressivo (figlio del punk e del noise rock) con la sensibilità di cantautori come Nick Darke e Neil Young. Qualche anno più tardi, quando ho cominciato a scrivere musica, mi sono interessato anche ad altri stili come il post punk e l'industrial e in generale ho cercato di farmi una cultura musicale il più ampia possibile in ambito rock, scegliendo però sempre ciò che era più affine al mio mondo. 


4 - Come mai hai deciso di intraprendere il tuo percorso musicale da solo? 
Dopo tanti anni dove ho collaborato con altri musicisti per sviluppare le mie idee, sentivo il bisogno di fare qualcosa di fortemente personale, un progetto dove scrivere senza limiti di alcun tipo e dar sfogo a tutta la mia creatività. Negli anni precedenti alla nascita di Jack Brain avevo accumulato una marea di basi musicali ma non riuscivo a trovare un cantante adatto che mi avrebbe aiutato a completarle. La situazione iniziava a farsi frustrante così ho deciso di provare a cantare e a scrivere dei testi. Il risultato è piaciuto e ciò ha dato il via alla mia carriera solista. Comunque mi piacerebbe tanto scrivere ancora per alcune mie band del passato, come gli Insomnia creep, però non dipende solo da me. 

5 - Chi ha prodotto l'album? 
L'album è stato registrato e mixato da me con Cubase 5, mentre per il master mi sono fatto aiutare dal mio amico Alessio "Lex" Mauro. 

6 - Stai già lavorando a nuova musica? E ci saranno cambiamenti importanti nel tuo sound? 
Al momento non sto lavorando a un nuovo progetto per via di impegni, ho scritto un po' di demo ma è ancora presto per parlare di un nuovo album. Di brani completi ne ho già molti ma non pubblico mai qualcosa che sia simile a quanto fatto in passato come full lenght, aspetto che arrivi l'ispirazione giusta per poter lavorare a qualcosa di nuovo e stimolante. Mi piacerebbe realizzare un disco strumentale, magari qualcosa di molto ambizioso. Poi non pianifico mai un nuovo disco, le idee arrivano all'improvviso e io assecondo il flusso creativo. 

7 - Come ti organizzi per i live show? Ne fai o ne farai? 
Per quanto riguarda i live ancora nulla, mi risulta molto difficile organizzare tutto perchè non ho ancora la giusta strumentazione e ho poco tempo per fare delle prove in saletta per poter affrontare al meglio questo aspetto. 

8 - Quali obiettivi ti sei prefissato come musicista e dove vorresti arrivare? 
L'obiettivo è sempre stato quello di scrivere musica valida e di lasciare un segno nel mondo del rock. Finora sono contentissimo di quanto ho realizzato, mi piacerebbe magari in futuro evolvermi ulteriormente e comporre brani ancora più innovativi e fuori dagli schemi, ma non è semplice. 

9 - Abbiamo finito. Salutandoti lascio le parole conclusive a te! 
Grazie ancora per lo spazio e l'intervista. Long live the Underground.


Intervista a cura di Mirco Innocenti

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