Intervista a PADUS


"Oscuramenti" è l'ennesimo capitolo di un percorso tutto personale che Padus porta avanti con impegno, frequenza di pubblicazioni e originalità. Potremmo usare il termine "sperimentale" per descrivere la sua musica, ma credo che qualsiasi descrizione non renderebbe giustizia ad un lavoro che deve solo essere ascoltato da ciascuno di voi per essere capito e assimilato. Noi comunque lo abbiamo recensito QUI. Adesso abbiamo lasciato la parola al tuttofare Matteo Zanella per scoprire più dettagli sul suo mondo interiore. 

1 - Ciao Matteo e benvenuto su Hardheavycore webzine! Vogliamo ripercorrere i passi essenziali della tua carriera fino alla pubblicazione di "Oscuramenti"?
Salve a voi, mi fa molto piacere incontrarvi; il mio progetto nasce nell'ottobre 2016, poi dopo un periodo di sperimentazioni in studio per definire un po' la parte sonora, vista la scelta di usare il basso distorto come strumento principale, pubblico nel febbraio 2019 il primo mini cd autoprodotto 5 brani, intitolato "Diva sporca", con un discreto successo da parte del pubblico, anche se molto ristretto; d'altro canto si tratta di un progetto underground di difficile ascolto, che fece pure storcere il naso a qualcuno. Nell'ottobre dello stesso anno pubblicai il primo full-length del progetto intitolato "Colloqui con il satana", scritto in minuscolo, per rappresentare il male in senso oggettivo e non rappresentare il signore delle tenebre. Un anno più tardi, nel 2020 e in pieno Covid, decisi di pubblicare sempre in autoproduzione "La lèngua del leòn", con 6 brani tutti cantati in veneto, dove in copertina appare il leone di Venezia "doomizzato". È la volta poi nel marzo del '21 di "Amsirac", cd con 7 brani, che letto al contrario sarebbe "Carisma", cioè un modo per rappresentare la mia personalità chiusa, eccentrica, asociale, ombrosa, come il tizio in copertina. Padus è un progetto molto intimo, rappresenta proprio me stesso: ho un carattere doom, diciamo. Ho sempre avuto tanta voglia di sperimentare e quindi il 15 dicembre del 2021 pubblico "Modificazioni genetiche per esposizione ai raggi gamma", con un titolo alla Lina Wertmüller, un cd molto sperimentale, dove tutto è distorto, pure la voce, un ammasso di suoni e rumori. Si arriva così all'ultimo album intitolato "Oscuramenti", uscito il primo ottobre di quest'anno, dove la caratteristica questa volta è l'uso del grammelot nelle parti vocali del disco. Tutti i miei dischi usciti finora, sono rigorosamente autoprodotti, per una scelta mia personale, per far si che la mia musica sia totalmente libera da vincoli e clausole di ogni tipo: in pratica faccio tutto quel che mi pare senza guardare in faccia nessuno; totale libertà!

2 - Spiegaci un po' la tua scelta di non utilizzare le chitarre nel tuo progetto e perchè.
Io, dapprima chitarrista, un bel giorno di tanti anni fa, mi innamorai del basso e volli usarlo per sperimentare le mie idee sonore. Il basso mi dava liberta espressiva, la voglia di percorrere vie insolite. Io so che non ho inventato niente di nuovo, ma soltanto fatto quello che molti hanno già provato a fare. La mia idea iniziale fu quella di riproporre il classico trio jazz: batteria, contrabbasso e pianoforte in versione pesante, metal, cosicché il contrabbasso diventava un incazzatissimo basso distorto, la batteria si 'ingrossava" con una doppia cassa ed il pianoforte, diventava un organo a canne. Tutto diventava più maledetto. Quindi perché non proporre un progetto dove tutto ruotasse attorno al suono di un basso distorto?

3 - Quali sono le tue principali influenze musicali?
Tutto e niente. Adoro tutta la musica, in tutte le sue forme, purchè non sia banale e volta al solo business. L'importante mi dia emozioni, mi faccia commuovere a cantarla o mi faccia venire la pelle d'oca al suo ascolto e comunque non mi lasci indifferente. Per quanto riguarda il metal comunque, oltre ai classici, ho sempre prediletto quello estremo: thrash, death e black.

4 - Parlaci del singolare linguaggio che hai utilizzato per le parti cantate...
Come ho detto prima nell'ultimo disco ho adottato il grammelot, un antico linguaggio teatrale la cui esatta definizione sarebbe: "emissione di suoni senza senso ma simili a parole o discorsi reali allo scopo di ottenere un effetto comico o farsesco". In pratica non volevo proporre testi, volevo esprimermi a motti, con un linguaggio istintivo, inventato, semi dialettale, che esprimesse i concetti farfugliando quelle che sembrano parole storpiate, dando un senso al discorso, ma senza punti di riferimento precisi, apounto come un testo da recitare. Se dovessi riproporli dal vivo per esempio, sarebbero emulati in modo diverso dal disco, ma pur esprimendo lo stesso concetto. Poi, so che non mi capirebbe nessuno, ma l'importante è che mi capisca io.


6 - Cosa significa il titolo "Oscuramenti"?
Un modo per rendere tutto più buio, di vedere le cose da un punto di vista scuro, ombroso, per far in modo che gli argomenti trattati siano lontani dalla luce. Sotto terra è tutto buio e io sono underground, con le creature che non si vedono e che vivono nel loro mondo oscuro.

7 - Sei anche un pittore e usi i tuoi dipinti per le copertine dei tuoi album. Vuoi parlarci anche di questa tua capacità espressiva?
Nasco disegnando, mi sono sempre rilassato disegnando e creando. Non copio, traduco quello che c'è nella mia memoria, nella mia mente. Idealizzo un oggetto e lo personalizzo. Quel "pirla" che si vede in copertina di Oscuramenti, è uscito dalla mia immaginazione; adoro l'impressionismo e gli espressionisti come Munch, Schiele. Portare ciò che è dentro fuori, ed esprimerlo con i colori contrastanti e forme dilatate.

8 - Cosa vuoi esprimere esattamente col progetto Padus?
Me stesso, Padus è lo specchio della mia personalità. Io sono così, come la mia musica, non seguo una corrente precisa; odio le stereotipie, amo essere controcorrente sempre, sono badato poco, perché sono per conto mio, parlo da solo come un grammelot, vado sempre dove non vanno gli altri. Per esempio in un mondo colorito e trasgressivo, io sono un bravo bambino.

9 - Sei anche molto prolifico, praticamente sforni un album all'anno. Quindi ti chiedo: come lavori di solito alla tua musica e come arrivi alla conclusione dei tuoi album?
Io passo quasi tutto il mio tempo libero davanti al computer, col basso in mano a registrare e buttare giù le idee che mi passano per la zucca. Quindi poi mi trovo con quintali di materiale registrato, che vado poi ad utilizzare. I titoli? Dipende da quello che mi ispira il pezzo appena nato oppure, semplici seghe mentali che ogni tanto mi faccio.

10 - Abbiamo finito Matteo. Concludi come vuoi. Un saluto!
Ragazzi, io vi ringrazio per avermi questa intervista, mi ha fatto veramente piacere aprirmi con voi. Penso che chi come voi sostiene la musica con recensioni, articoli ed interviste, dovrebbe avere il rispetto assoluto da parte di tutti. Bravi, complimenti, continuate così.
Con affetto vi saluto! Matteo Zanella.

Intervista a cura di Lorenzo

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