Intervista ai SILENCE IS SPOKEN


I Silence Is Spoken sono una band già attiva da anni e hanno rilasciato tre full-length, tra cui l'ultimo intitolato "11" per Wormholedeath (RECENSIONE QUI). Sonorità di Seattle e più genericamente alternative sono tra le cose primarie che troverete nel loro sound, ma crediamo sia opportuno lasciare la parola a loro, in quanto c'erano diversi aspetti che volevamo approfondire e che rendono questa band carismatica. La parola va ad Alessandro Curradi (founder, bass, piano and synth).

1 - Ciao ragazzi e benvenuti su Hardheavycore webzine! Vogliamo ripercorrere i passi essenziali della vostra carriera fino alla pubblicazione di "11", così chi non vi conosce può subito farlo?
Grazie dell’invito, siamo onorati di poter rispondere alle vostre domande. Il progetto Silence nasce nel 2005 a Londra, dove all’epoca viveva il nostro primo cantante Darren. Della formazione iniziale, di fatto, siamo rimasti soltanto in due, ovvero io al basso e Lorenzo Panchetti alla batteria. Abbiamo pubblicato tre album, piuttosto diversi tra loro. Stuck Amongst Machines With Broken Gears, del 2007, è un album a mio avviso interessante in cui Darren esprimeva al 100% la sua innata capacità di rappare e la band manifestava già una sonorità piuttosto “hard” con brani molto più brevi e, direi, meno ipnotici ed introspettivi di quelli attuali. Lo ritengo un disco figlio dell’influenza crossover anni ’90 (Rage Against The Machine, Donwset, Clawfinger, Helmet, Dubwar ecc.), influenza che indubbiamente c’è sempre stata nella band. Nel 2012, con il secondo album, abbiamo iniziato non solo a esplorare sonorità più ricercate (tempi dispari, uso dell’elettronica, synth), ma anche a sviluppare il primo concept album a cui è seguito “11”. È un disco, il secondo, forse non semplicissimo da ascoltare, ma estremamente stimolante sia nella composizione che nell’esecuzione. Il terzo e recentissimo album, dal titolo “11” lo potete ascoltare su tutte le piattaforme digitali, anch’esso è un concept, ovviamente per quanto riguarda i contenuti delle lyrics, ma anche per la “coerenza” e continuità che c’è tra le varie tracce da un punto di vista sonoro. In mezzo a questi lavori ci sono stati tanti live negli anni, sia in Italia che, soprattutto negli anni 2007-2012, in Inghilterra e diversi cambi di line-up fino ad arrivare a quella attuale con l’arrivo prima di Samuele alla voce, nel 2016, e poi di Maurizio alla chitarra da poco meno di un anno.

2 - Di cosa trattano le liriche di "11" e chi le ha scritte?
Lo sviluppo delle liriche è avvenuto fra il 2017 ed il 2019, anni che, visti con gli occhi di adesso, appaiono spensierati dati gli accadimenti dal 2020 ad oggi. Nonostante ciò, si respirava, si avvertiva sottopelle un qualcosa di imminente, sarebbe bastato anche solo guardarsi intorno negli ultimi venti anni per capire la direzione nella quale stiamo andando. Se ci si fosse posti in ascolto si sarebbe potuto sentire una sorta di eco lontano di un malessere diffuso (che raccontiamo in Game Over e 1984), un modo distorto di concepire i propri bisogni primari (A good God), una tendenza alla spersonalizzazione sempre più marcata (“3Lateral Kingdom” e “Mud, worms, bones”), un disequilibrio fra l’essere umano e l’ambiente nel quale vive (1000 Petaled lotus), una conflittualità constante più o meno indotta (War ABC song e Genesis 19 24). Le liriche provengono da riflessioni più o meno lucide, spesso un’immagine appare mentre sei sovrappensiero, alcune volte una canzone completa il senso della precedente o ne dà una visione differente, da un altro punto di vista. Si tratta, come dicevo nella domanda precedente, di un concept, forse non previsto inizialmente. Ci siamo accorti della linea di congiunzione dopo il primo ascolto di Genesis 19_24, la distruzione di Sodoma e Gomorra, ultima canzone dell’album ed ultima ad aver visto la luce, l’allegoria, il monito incompreso, il ponte che univa tutte le altre canzoni che si è palesato sottoforma del numero 11. Tutte le liriche sono state scritte da Samuele, eccezion fatta per 3Lateral Kingdom, testo scritto dal nostro batterista Lorenzo nel 2011 e brano già presente nel secondo album e riproposto in quest’ultimo nostro lavoro.

3 - È evidente che siate influenzati dal cosiddetto grunge-alternative rock, ma a mio avviso anche da qualche band degli anni Settanta, oltre che dallo stoner/desert rock. Siete d'accordo con questa mia visione oppure no? E cosa aggiungereste?
Difficile non essere d’accordo con le tue parole. In effetti, il sound della band affonda le proprie radici negli anni 70 e 90, vere e proprie età dell’oro per la musica rock. Il “filo rosso” che, al di là delle esperienze personali, unisce tutti i componenti della band è senza dubbio il movimento di Seattle degli anni 90, anche se ciascuno di noi ha fatto esperienze anche con altre band ispirate al cross over in voga nel decennio 90-2000 (gli anni degli Helmet, Downset, Rage Against The Machine, Kyuss solo per citarne alcuni) e perfino ad altri tipi di musica (in questo ci metto pure l’elettronica di grande qualità, come quella dei Massive Attack). Naturalmente, come tutti i musicisti, siamo cresciuti anche ascoltando gruppi fondamentali, dai Pink Floyd ai Tool, passando per Sabbath e Led Zeppelin che hanno contribuito a farci esprimere spontaneamente nel modo in cui suoniamo e creiamo musica.

4 - Di tutta quella scena grunge degli anni Novanta, chi vi ha più influenzato e perchè?
Senza nulla togliere a gruppi storici e fantastici come Stone Temple Pilots, Pearl Jam e Nirvana, le band a cui personalmente sono più legato sono Soundgarden e Alice in Chains, e in questo credo di interpretare anche il pensiero dei miei compagni di band. Si tratta di gruppi con un’energia particolarissima, che hanno fatto musica e testi di grandissima intensità e di rara qualità grazie a musicisti eccezionali e a due cantanti che definire geniali è quasi riduttivo.


5 - Volete spiegarci cosa significa per voi il numero 11, ovvero il numero che dà il titolo al vostro ultimo album?
Considerato come il primo numero maestro, l’11 porta con sé un messaggio di forte cambiamento in seguito ad una maturazione, all’utilizzo consapevole di una grande forza. L’11 rappresenta la via ed il traguardo. Rappresenta l’età dell’acquario quella nella quale siamo entrati esattamente 11 anni fa alla data di uscita del disco l’11/11/22. Quindi per quanto ad un primo approccio possa sembrare un album a chiaro stampo pessimistico, il concetto di forza indirizzata al cambiamento lo si può trovare in ogni canzone, spesso è mascherato con tratti cangianti, il simbolismo la fa da padrone e le possibilità di interpretazione sono molteplici e a portata di mano per l’ascoltatore.

6 - State già lavorando a nuova musica? E pensate che esplorerete territori nuovi?
Si, stiamo già lavorando a nuove idee. Ci piace creare, stimolarci a vicenda e in questo momento siamo in una fase particolarmente creativa. Nella band, salvo rari momenti, in cui abbiamo avuto problemi di tipo “logistico” come alcuni cambi di line-up, non c’è mai stata stasi, anzi, il processo creativo è all’ordine del giorno. Ritengo che il sound possa evolversi in qualche modo verso sonorità ancora più ipnotiche, psichedeliche ed atmosfere rarefatte. Di certo c’è che la nostra musica cambierà come cambieremo noi. Le persone si evolvono e la musica esprime ciò che siamo. Quindi noi stessi siamo i primi ad osservare il nostro processo creativo e a seguire la direzione che sarà necessario prendere, senza dogmi, etichette o lavori a tavolino. Quello di cui sono certo è che non mancherà mai sarà il “tiro” che ci è sempre stato riconosciuto.

7 - Cosa pensate del fatto che molti dei cantanti della scena grunge o alternative ci abbiano abbandonato prematuramente? A me sembra una maledizione!
In effetti la storia dice questo. È stato un movimento tanto bello quanto tragico per certi aspetti e in alcuni testi di Cornell, Cobain o Staley sembrava ci fossero delle vere e proprie premonizioni. Sono state situazioni diverse quelle che hanno portato alla morte Cobain, Staley, Weiland e magari lo stesso Cornell, di certo possiamo dire che, sebbene se ne siano andati in giovane età, hanno lasciato un solco talmente profondo nella storia della musica recente che verranno ricordati per sempre. E questo solo i grandissimi sono in grado di farlo.

8 - State facendo dei live show? E cosa deve aspettarsi un nuovo spettatore da un vostro concerto?
Si, ci stiamo muovendo. Non posso anticipare niente, ma vi assicuro che ci vedrete in giro molto presto, e non solo in Italia.

9 - Quali obiettivi vi siete prefissati come band e dove volete arrivare?
Ci piace vivere nel presente e con i piedi belli piantati in terra. Pensiamo soltanto a lavorare in studio e a promuovere l’album, tutto quel che arriverà, se arriverà, sarà benvenuto per la band. Non amiamo crearci troppe aspettative, i tre obiettivi dei Silence sono suonare, divertirci e stare insieme. Del resto, il concetto di band che abbiamo è di quelli “old school”. Non saremo mai una band fatta da gente che mette insieme files registrati in contesti diversi. A me, a noi, piace vivere la band come tale, un po’ com’era un tempo, dedicando il tempo necessario per suonare, ma anche frequentarci e condividere le cose belle della vita.

10 - Abbiamo finito ragazzi. Salutandovi lascio le parole conclusive a voi!
Spero che chi legge possa ascoltare il nostro album, apprezzarlo e magari venire ai nostri live. In fondo, anche se in Italia la scena musicale vive un momento complicato, noi, come altre band siamo ancora qua e il nostro compito è sostenere sempre il Rock’n’Roll! Grazie nuovamente per questa intervista.

Intervista a cura di Lorenzo

SILENCE IS SPOKEN - ONLINE:
Bandcamp
Facebook

Commenti

Post popolari in questo blog

MEGHISTOS "The Reasons" (Recensione)

GOTLAND "Rise" (Recensione)

Intervista ai NECROART