GREAT MASTER "Montecristo" (Recensione)


Full-length, Underground Symphony
(2023)

"Montecristo" è il sesto album per una delle formazioni storiche del panorama power metal italiano. Loro esistono dal 1993, ma il loro primo album è datato 2009, e parliamo dell'esordio "Underworld". Da allora la band non si è fermata e ha avuto una evoluzione notevole, tantochè in quest'ultimo "Montecristo" è quasi impossibile trovare difetti, perchè la band riesce ad attraversare il concept lirico su cui poggia questo album, che ripercorre le vicende di Edmond Dantès nello storico romanzo di Alexandre Dumas “Il Conte Di Montecristo”, in modo eccellente.

L'album dopo un paio di brani introduttivi ma comunque efficaci come "Le Pharaon" e "Back Home" comincia a spingere sull'acceleratore con "The Left Hand Joke" che ,mette in mostra una band davvero sugli scudi. Parti rabbiose si intersecano alla perfezione con le tastiere di Giorgio Peccenini, e la voce di Stefano Sbrignadello stupisce per la sua versatilità e anche per la sua estensione sulle note più alte. Il pezzo si chiude all'insegna della velocità e quindi anche i riff di chitarra di Jahn Carlini e Manuel Menin riescono a colpire a dovere. Il disco però ha il grande pregio di non essere prevedibile, e infatti subito dopo abbiamo il piacere di ascoltare una traccia dai toni più barocchi e sinfonici come "Where the Shame Lives", baciata da cori epici e anthemici e che ha la giusta dose di groove per appasionare sin dai primi ascolti. "I Am the Master" è un pezzo di puro heavy/power metal, roccioso e che chiama in causa anche band come Hammerfall e Grave Digger, mentre successivamente arriva un altro pezzo davvero entusiasmante come "Your Fall Will Come" che riesce nuovamente a riportarci nel power metal sinfonico caro a band quali Rhapsody Of Fire e Sonata Arctica. Davvero un pezzo riuscito questo, che sancisce più o meno il finale della prima parte dell'album. In tutto questo non ho menzionato particolarmente, finora, la prestazione squisitamente tecnica della band, ma solo per un unico fatto: come dicevo in apertura, è difficile trovare difetti in questo album. E quindi è facile intuire come tutti, e dico tutti i musicisti, sono al top per quanto riguarda perlomeno le capacità necessarie per suonare questo tipo di metal.

La seconda parte dell'album scorre via piacevolmente come la prima, con una ballad a fare da vero spartiacque dell'album: "Nest of Stone" è una canzone malinconica e dolce, che forse non dice nulla di eclatante, ma che almeno cerca di offrire un'altra versione della band, più intima e riflessiva. E come facilmente si può presagire, la traccia seguente dovrà essere per forza di cose potente e massiccia, e in questo senso "My Name" non delude, anche se mi aspettavo un pezzo più veloce, mentre questo riesce a fondere nuovamente il power metal sinfonico con quello più legato al metal classico.

Giusto per citare ancora qualche episodio degno di nota, sicuramente "Man from the East" è un brano di alto lignaggio nonchè uno dei migliori di questo disco. Finalmente la band lascia libero spazio alla propria rabbia, al proprio impeto e ne esce fuori una traccia davvero ispirata. Le chitarre gemelle colpiscono e anche la voce non è da meno. Un plauso anche al drumming, finora non evidenziato ma non per questo da prendere sottogamba. Denis Novello è un batterista instancabile, abile con la doppia cassa ma che sa dosarsi con maestria nei vari momenti dell'album. E tutto questo non è impresa facile. Quando si affronta un concept solitamente la band in questione è chiamata a dare una prestazione varia e che sottolinei con precisione i vari momenti della storia che viene affrontata, e i Great Master sanno fare tutto questo.

A mio avviso la seconda parte dell'album ha qualcosa in più rispetto alla pur buonissima prima parte. Basti citare ancora la bella e potente "The Weak Point" che entusiasma grazie ad un riffing di chitarra serrato e ad una prova in your face della band, ma anche "Final Revenge" non scherza in quanto a potenza, e per certi versi mostra anche un lato più oscuro della band che finora era presente ma non come in questa canzone. Finale letteralmente da urlo con "On October 5th (Wait and Hope)" e "Montecristo", altre due stoccate power metal senza troppi orpelli che sanciscono la chiusura di un disco davvero bellissimo, ma che forse va ascoltato più di una volta per essere scoperto in tutti i suoi aspetti. Anche perchè siamo di fronte ad un'ora di grandiosa musica e quindi: prendetevi il vostro tempo, ascoltate con calma e assaporate ogni arrangiamento di tastiera, ogni melodia vocale, la potente sezione ritmica e vedrete che non ve ne pentirete! Non consigliato, di più!

Recensore: Mirco Innocenti

Tracklist:
1. Le Pharaon
2. Back Home
3. The Left Hand Joke
4. Where the Shame Lives
5. I Am the Master
6. Your Fall Will Come
7. Nest of Stone
8. My Name
9. Man from the East
10. The Weak Point
11. Final Revenge
12. On October 5th (Wait and Hope)
13. Montecristo

Line-up:
Massimo David - Bass
Jahn Carlini - Guitars
Manuel Menin - Guitars
Giorgio Peccenini - Keyboards
Stefano Sbrignadello - Vocals
Denis Novello - Drums

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