Intervista ai CIRCLE OF WITCHES


Oggi ospitiamo una realtà molto valida della scena stoner/doom italiana, i Circle Of Wiches. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata virtuale con Mario Hell Bove (fondatore e cantante chitarrista), il quale non ha lesinato parole e disponibilità. Buona lettura!

1 - Ciao Mario e benvenuto su Hardheavycore webzine! Vogliamo ripercorrere i passi essenziali della vostra carriera fino alla pubblicazione di "Natural Born Sinners"? E colgo l'occasione per chiederti: siete fermi dal 2019 discograficamente, state per caso lavorando a del nuovo materiale?
Ciao a te e grazie per questo spazio in cui posso parlare della mia band. Se devo pensare a dei passi essenziali dei Circle of Witches ho sempre difficoltà a selezionarli perché, come puoi immaginare, sono tanti e ogni nostra esperienza o decisione, nel bene e nel male, è stata importante. Ad ogni modo, quando fondai questo gruppo avevo una enorme esigenza di suonare dal vivo (che arde tutt’ora forte), così una volta messa insieme la primissima formazione riuscimmo a suonare pochi mesi dopo le prime prove e quattro canzoni che si erano scritte da sé. Era in un festival all’Università di Salerno, aprile o maggio 2004. Quel primo concerto fu per me come emergere da una pozza di catrame che mi aveva imprigionato per anni, forse dalla nascita. Da allora non ci siamo mai fermati. Un altro momento fondamentale è stato nel 2012 quando abbiamo avuto la forma e l’esperienza giusta per andare a suonare all’estero. In quell’anno siamo stati in Inghilterra e in Austria, avendo le conferme del nostro potenziale, una coscienza che avevamo maturato con la registrazione di un live in studio in cui ci siamo resi conto di quale fosse il nostro sound dal vivo, con una giusta equalizzazione e pulizia di frequenze. Poi il 2014 quando abbiamo registrato “Rock the Evil” avvalendoci di un produttore come Bart Gabriel (mentore dei Crystal Viper e del festival Keep It True). Abbiamo capito quanto fosse stata positiva la scelta di affidarci ad un produttore, un “orecchio esterno” alla band, che riuscisse a consigliarci in maniera razionale sui brani. Successivamente, altro passaggio importante è stato il definitivo cambio di immagine passando ad un look più aderente alle tematiche che avevamo sempre toccato, cioè magia e occultismo principalmente. Così le tuniche, le intro, i rituali hanno preso il posto dei siparietti grotteschi e demenziali degli esordi. Chiaramente, come momenti chiave ci sono state le varie sessioni di registrazione che ogni volta hanno aggiunto un tassello ulteriore alla consapevolezza di noi stessi come musicisti e come band, sempre in vista dell’obiettivo di migliorarci. Non mi dilungo sulle liti, i compromessi, le testate e le risse che spesso sono culminate nella cacciata, più o meno amichevole, di diversi membri della band. Non ho mai avuto ritrosie nel tagliare rami secchi o, peggio, incancreniti. Tutti sono importanti, nessuno è insostituibile.

2 - So che in sede live siete molto attivi e avete girato parecchi Paesi. Che clima si respira al di fuori dell'Italia? E' meglio o peggio?
Posso parlarti della nostra esperienza pre-pandemia. Dopo non so quanto sia peggiorata anche lì la situazione, e i segnali che ho attualmente non sono certo incoraggianti. Abbiamo realizzato diverse incursioni in Europa fra il 2012 e il 2019, riuscivamo a spuntare cachet accettabili e avevamo vendite di cd e merch tali da poter coprire buona parte se non la totalità delle spese. Prima uscivamo a cachet + door deal, le ultime volte solo door deal. Il pubblico è sempre stato spettacolare, entusiasmante, un po’ ovunque, soprattutto nell’est Europa, ci hanno accolti con molta passione come se fossimo delle rockstar, anche se sconosciuti. Un miraggio che riuscivamo finalmente a toccare. La differenza che ho notato è la con-partecipazione allo spettacolo che, in Italia, è minore. Qui veniamo osservati, immagino con attenzione, siamo esaminati, guardano molto e si sbattono poco. All’estero con lo stesso set, stesse performance, abbiamo visto maggiore coinvolgimento durante i concerti e dopo. Posso dire lo stesso anche per i tantissimi eventi ai quali ho partecipato come ascoltatore. Solo i grandi gruppi fanno veramente smuovere il culo nel “bel paese”.

3 - Quali sono le vostre influenze musicali?
Negli anni sono passate da Black Sabbath, Kyuss e Nebula attraverso i Motorhead fino ad arricchirsi con sonorità stile Judas Priest e Grand Magus. Attualmente, con i nuovi elementi, sto sperimentando sonorità più ricche con layer di tastiera preregistrati e più mid tempo, maggiori influenze doom. In barba ad ogni principio del marketing seguo un mio percorso evolutivo artistico e musicale, non mi va di suonare sempre la stessa canzone e riproporre formule già battute. Non abbiamo vincoli, fan base rabbiosa o aspettative da parte del pubblico, vendite da garantire, solo molta libertà.

4 - Chi ha prodotto l'ultimo album e dove è stato registrato?
Avendo avuto diversi problemi lavorativi e, alla fine, anche personali con il nostro ex produttore non ho voglia di fargli pubblicità. Posso dirti che è stata un’esperienza snervante, poco professionale e che si è trascinata per due anni. Siamo stati in studio un totale quasi di 15 giorni, con due fine settimana di pausa non dipendente da noi in cui il produttore scompariva per poi ripresentarsi la domenica in tarda serata, carico per registrare. Alla fine, avevamo tutte le tracce pronte a metà del 2016 ma sono riuscito ad avere un primo mix, fatto male, solo dopo più di un anno. Il master definitivo mi è stato spedito in formato digitale nel 2018 in maniera incompleta, con le tracce non lavorabili e con una canzone in meno, recuperata in seguito solo grazie al buon cuore di un amico. Il master fisico, di proprietà legale della band, non mi è stato mai consegnato. Il tutto nonostante il pagamento effettuato, telefonate o messaggi a cui non ricevevo risposta, toni aggressivi… I problemi personali a un certo punto diventano solo una scusa patetica e manipolatoria dopo che il tempo passa.


6 - Che definizione daresti al vostro sound e a chi vi accostereste più volentieri?
Credo che attualmente il nostro sound si possa collocare a cavallo fra l’heavy metal e il doom, un po’ come “Nostradamus” dei Judas Priest o “Triumph and Power” dei Grand Magus. Ma potrei citare anche i Candlemass o i Black Sabbath. In fase di composizione a volte ho difficoltà a tenere la barra dritta su un genere. Poi in fase di arrangiamento, con il resto della band, si aggiusta il tiro e si cerca di dare coerenza al tutto. Ma ti dico che mi piacerebbe ascoltare un album vario nel mondo del metal invece dell’unico riff e formula di arrangiamento che senti declinare in diverse salse per tutto il disco.

7 - Quali obiettivi vi siete prefissati come band e dove volete arrivare?
Negli anni sono cambiati. All’inizio, venti anni fa, l’obiettivo era trasformare la band in un lavoro o almeno in un’attività che andasse oltre lo sbarcare il lunario. Fino a un certo punto riuscivamo a guadagnare abbastanza per poter pagare registrazioni e trasferte, anche all’estero. Oggi non è più possibile, motivo per cui abbiamo tutti un lavoro che limita le possibilità di movimento. Personalmente ho lasciato diverse porte aperte per avere più flessibilità di tempo ma è una modalità destinata a finire prima o poi. I conti si fanno pressanti e non mi piace vivere con i debiti. Attualmente procediamo con obiettivi minimi, una programmazione annuale per quello che è possibile. Avevamo un tour in Europa all’inizio del 2022, già rimandato dalla pandemia e poi saltato a causa degli enormi costi per gli spostamenti rialzatisi improvvisamente, che hanno reso la vita difficile anche band ben più grandi della nostra. Il mio obiettivo principale resta quello di suonare il più possibile. Il resto è tutto un di più, altre canzoni, altri dischi… Tutto una “scusa” per poter salire sul palco o rilasciare interviste.

8 - La vostra carriera si avvia verso i vent'anni di attività... Vogliamo ripercorrere brevemente quali sono stati i momenti più belli e quelli meno belli che avete vissuto in tutto questo tempo?
Spesso i momenti più belli sono stati legati anche ai peggiori. Uno è quando il mio bassista storico ha lasciato la band al culmine di un lungo periodo abbastanza conflittuale fatto di interferenze esterne, divergenze manageriali e stilistiche. Dopo 4 ore avevo già un nuovo bassista e riacquistato una serenità che avevo perso da diversi mesi. Un altro momento elettrizzante è stato quando era tutto fissato per un doppio tour in Inghilterra (pre Brexit) e in est Europa. Saremmo dovuti partire rispettivamente a metà marzo e poi a maggio 2020. Sappiamo tutti poi come è andata… Dal momento bello, in cui avevamo programmato la promozione dell’album uscito a maggio 2019 arriva la battuta d’arresto, l’orrore esistenziale, la depressione, il buio senza via d’uscita. Oppure il punto più alto della nostra carriera, quando abbiamo suonato in Russia due volte, con Doro e poi con Udo, un sogno che si realizzava, tappeti rossi stesi al nostro passaggio, fan in visibilio, migliaia di persone che gridavano in risposta al nostro show, foto, autografi, persone che ci seguivano in albergo dopo il concerto, situazioni più che equivoche, festini, vodka… Un sogno ad occhi aperti, che ci ha fatto capire (mi ha fatto capire) che quello era il posto dove mi trovavo perfettamente a mio agio. Suonare davanti a 6-7000 persone che sono lì per un gruppo molto famoso e riuscire a raccogliere il loro entusiasmo è stata una delle più grandi soddisfazioni. Ora, dopo il covid siamo ripartiti praticamente da 0, il settore è stato falciato a partire da qui in Campania, dove quel poco che c’era prima in termini di locali e di band è stato annientato.

9 - Avete avuto dei cambi in line-up ultimamente. Ne vogliamo parlare, e vogliamo anche dire nel 2023 da chi è composta la vostra band, coi rispettivi ruoli?
Scherzando, dico che i Circle of Witches portano molta fortuna a chi sia alla ricerca di un lavoro stabile. A partire dal 2017 infatti ho cambiato tanti musicisti perché avevano trovato un lavoro a tempo indeterminato lontano dalla nostra città (in provincia di Salerno). Se devo essere preciso, da allora sono stati almeno 7, quattro chitarristi, due bassisti, un batterista, di cui cinque andati via per motivi di cui sopra. Nel 2022 hanno fatto il loro ingresso in formazione Tullio Carleo (ex Gods of Sadness, Magnolia, 3rd) alla batteria e programming, mentre alla chitarra solista c’è Marco Monaco dei Poemisia. Stiamo lavorando per assestare il sound ma credo che prenderemo un nuovo bassista. L’ultimo anno l’ho trascorso suonando io al 4 corde, mi sono divertito molto sperimentando un approccio diverso alla ritmica rispetto alla chitarra. In passato, i Circle of Witches sono stati per lungo tempo un trio con un sound graduato su quella formazione. Oggi quel tipo di approccio ai brani lo sento lontano da quello che vorrei dalla band, quindi probabilmente avremo un nuovo elemento o le linee di basso nei layer preregistrati. Quello che mi scoraggia è la poca voglia di accollarmi un altro individuo con cui mediare, attendere che abbia imparato il repertorio e così via. La cosa che detesto maggiormente, ma che al contempo mi entusiasma, è dover condividere la musica. Vorrei poter suonare da solo quello che ho in mente, ma purtroppo su un palco non è possibile e certamente non ho intenzione di ridurmi ad avere un gruppo “da studio”.

10 - Abbiamo finito ragazzi. Salutandovi lascio le parole conclusive a voi!"?
Ti ringrazio di nuovo per lo spazio che ci hai concesso. Ai lettori rivolgo l’invito di seguirci sui social perché da qui al 2024 pubblicheremo un po’ di singoli e, se ci saranno le condizioni, il nuovo album, anche se non so esattamente in che forma, se solo digitale o anche con delle copie fisiche come preferirei. Un’altra cosa, e questo prescinde dai Circle, vi chiedo di andare ai concerti, soprattutto quelli di band underground, interessatevi ad esse, anche solo a poche. Anzi, scegliete 2 o 3 band underground che vi piacciono e supportatele come fossero gli Iron Maiden. Solo così, se in tanti faremo così, potremo veder crescere e arrivare ai festival grossi dei nuovi Iron Maiden. Le band di qualità ci sono (anche troppe), manca il pubblico, la massa critica che ne sostenga l’attività. Oramai con internet l’ascoltatore medio è diventato bulimico, ha una conoscenza orizzontale enorme, ha ascoltato l’ultimo gruppo uscito dall’altra parte del mondo ma magari non conosce l’attività di altre band più meritevoli perché si disperde troppo l’attenzione. Il pubblico dovrebbe riprendere il protagonismo della scena per poterla rivitalizzare e far crescere i nuovi grandi. Altrimenti, è solo questione di tempo e andremo a vedere i concerti negli ospizi.


Intervista a cura di Mirco Innocenti

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