INTERVISTA A DOUGLAS DOCKER (DOCKER'S GUILD)


Douglas Docker's e il suo esercito sono pronti a invadere la Terra con la loro navicella spaziale chiamata Docker's Guild. "The Mystic Technocracy (Season II: The Age Of Entropy)" è l'ultimo album di questo affascinante progetto e ne abbiamo parlato proprio Douglas in questa lunga e accurata intervista.

1 - Ciao e benvenuto su Hardheavycore webzine, Douglas! Parlando dei Docker's Guild, vogliamo ripercorrere i passi essenziali della vostra carriera fino alla pubblicazione di "The Mystic Technocracy (Season II: The Age Of Entropy)"?
Grazie di ospitarmi sulla vostra webzine! La storia che ha portato alla nascita del progetto Docker’s Guild è in realtà piuttosto lunga e travagliata, cercherò di essere sintetico. I primi brani furono scritti nel 1990/91, ma non c’era ancora l’idea di un concept. Fu un periodo estremamente crativo per me, e ci sono dozzine di brani ancora nel cassetto, e ogni album avrà almeno un paio di brani da quel periodo. Fu solo nel 1994, quando abitavo ormai a Los Angeles, che mi accorsi che questi brani avevano un’unità sia di stile che di testi, e messi in ordine raccontavano una storia. Con la collaborazione di Mio Jäger alle chitarre e voci (oggi chitarrista e compositrice delle Frantic Amber in Svezia), scrivemmo pezzi nuovi da aggiungere agli altri, e ne uscì fuori abbastanza materiale per un album. Il progeto si chiamava Project DNA e può essere considerato il precursore dei Docker’s Guild. Molti dei brani scritti con Mio sono poi finiti sia sul primo album “Season 1” che su quest’ultimo. E ce ne sono ancora altri che usciranno in futuro. La cosa poi naufragò per vari motivi e bisogna aspettare fino al 2008, quando finalmente la tecnologia era arrivata al punto di potermi permettere di fare produzioni di ampio respiro e piuttosto complesse comodamente da casa, e di coinvolgere artisti sparsi per il mondo. Nel 2012 uscì il primo album “Season 1”, seguito dal secondo “Book A” nel 2016, ed eccoci qua con il terzo!

2 - Come descriveresti il vostro sound?
La definizione “ufficiale” del progetto è prog metal space opera, perché riassume le principali influenze ed il suono generale del progetto, ma come sempre è un po’ limitativa, perché i brani spaziano da atmosfere pop ad un metal piuttosto pesante anche se sempre melodico. Una delle cose che mi rende più soddisfatto, dopo tutti questi anni di esperimenti, è di aver trovato un sound unico e completamente diverso dalle altre splendide metal opera in giro per il mondo. I Docker’s Guild sono prog, spesso con riff metal, ma c’è anche una buona dose di elettronica, di space rock, di musica classica e di pop dovute alle mie influenze di cui sotto.

3 - Quali sono le vostre influenze musicali e che peso hanno avuto sulla vostra musica?
Le mie influenze musicali sono state piuttosto varie negli anni, ma per i Docker’s Guild ci sono tre direzioni principali. Il prog rock classico e il prog metal più moderno (Yes, ELP, i primi Dream Theater, ma anche Threshold e Amaranthe), l’AOR e il rock melodico (Asia, Journey, ma anche Cheap Trick) e una serie di influenze importanti e non necessariamente rock, come David Bowie, Duran Duran, i Rockets e Jean-Michel Jarre. Credo che sia soprattutto questo terzo elemento a rendere il sound così diverso rispetto ad altri progetti e gruppi.

4 - Chi ha prodotto "The Mystic Technocracy (Season II: The Age Of Entropy)" e dove è stato registrato?
Dunque, io ho sempre svolto il lavoro di produttore, nel senso di dover coordinare tutti gli aspetti del lavoro, dai demo di preproduzione, gli spartiti e le note esplicative per i vari artisti, fino alle registrazioni, che siano in presenza o dall’altra parte del mondo, al mix e mastering. Ci aggiungo anche le grafiche, le foto e video, che non faccio io, ma essendo un progetto multimediale, devo assicurarmi che tutto abbia una sua coerenza. Per le registrzioni, gli artisti internazionali, hanno registrato nei rispettivi studi nei loro paesi, per poi mandarmi le tracce. Per gli artisti italiani invece, ci siamo avvalsi del magnifico studio Play di Alberto Macerata nel torinese. Per quanto riguarda il mix, la prima metà dell’album è stata mixata da Neik Kernon a Chicago, mentre la seconda, e anche il mastering sono stati eseguiti di nuovo presso la Play.

5 - Parliamo degli special guests presenti nel vostro nuovo album?
Certo! Per questo ultimo album ho voluto due squadre che si sono integrate perfettamente. La prima è costituita da artisti internazionali ben noti, tra i quali Anneke van Giersbergen, Amanda Somerville, Joel Hoekstra (Whistenake), che fu mio compagno di scola al Musicians Institute di Hollywood nel 1992, nonché Elizabeth Andrews e Mio Jäger, entrambe membri delle Frantic Amber in Svezia. Avevo però anche deciso, per la prima volta, di coinvolgere una serie di bravissimi musicisti del torinese, che sono anche cari amici. Mi ha dato modo finalmente di lavorare in studio in presenza, invece di fare tutto via Internet come per i primi album. E’ stata un’esperienza molto meno solitaria rispetto a prima e hanno tutti fatto un lavoro straordinario.

6 - State facendo dei live show? E cosa deve aspettarsi un nuovo spettatore da un vostro concerto?
Dunque la questione dei live per i Docker’s Guild è sempre stata piuttosto complicata. Tra la formazione variabile, i costi, la complessità della strumentazione, degli arrangiamenti e della messa in scena teatrale, nulla è facile. Abbiamo suonato poche volte in passato, ma sempre per occasioni speciali, tipo inaugurazioni, festival, ecc. Non escludo di riprendere il discorso in futuro, ma per ora non è una priorità, perché andare in tour oggi vuol dire grossi rischi economici con ritorni dubbi, per cui preferisco investire nella produzione di nuovo materiale. Ma non si sa mai, vedremo!

7 - Quali obiettivi vi siete prefissati come band e dove volete arrivare?
Gli obiettivi del progetto Docker’s Guild sono stati definiti fin dall’inizio e sono piuttosto chiari: nove album, composti dai cinque album principali, cinque stagioni di una vera e propria serie TV in musica, e quattro album di transizione che esplorano alcuni aspetti del personaggio principale della saga, il Dottor Jack Heisenberg. Mi devo quindi dare da fare, perché se continuo a far passare 4-5 anni ogni volta, ne avrò 80 quando finisco, se ci arrivo!

8 - Abbiamo finito Douglas. Salutandoti lascio le parole conclusive a te!
Un grande grazie per avermi ospitato, un caro saluto ai fans e ai lettori di Hard Heavy Core Wbzine. Venite a seguirci sui social dove scoprirete un mondo fantascientifico che potrebbe davvero sorprendervi!


Intervista a cura di Mirco Innocenti

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